La contessa. Virginia Verasis di Castiglione by Benedetta Craveri

La contessa. Virginia Verasis di Castiglione by Benedetta Craveri

autore:Benedetta Craveri [Craveri, Benedetta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2021-10-13T22:00:00+00:00


L’ASSEDIO

(1870-1872)

Ma Virginia aveva molte altre frecce al suo arco. Da tempo nutriva non poche riserve sulle scelte politiche di Napoleone III e sulla solidità del suo trono. In una lunga lettera a Adolphe Thiers dei primi mesi del 1870 manifesta perplessità sul processo di apertura del regime «con il medesimo Imperatore che ci si sforza di fare apparire trasformato», e critica la formazione di un nuovo governo – il primo del cosiddetto «Empire libéral» –1 composto da ministri per metà bonapartisti e per metà del centro-sinistra, destinati a non intendersi.2 Ciononostante, i drammatici eventi che fecero seguito alla sconfitta di Sedan – l’imperatore prigioniero, l’imperatrice in fuga, il crollo dell’Impero – la sconvolsero. «Arrivo morta di stanchezza, oppressa dai tormenti, piena di preoccupazioni, angosce, timori, rimpianti»3 scriveva da Firenze, all’indomani della catastrofe: amava la Francia come una seconda patria e temeva che le condizioni di pace imposte dalla Prussia risultassero insostenibili. Dettaglio non secondario, aveva paura per la sua casa di Passy, rimasta incustodita: chiese dunque aiuto a Thiers – senza sapere che di lì a poco sarebbe stato il suo vecchio amico ad aver bisogno di lei.

Il 12 ottobre, mentre Parigi era sotto assedio da venti giorni, l’antico oppositore del regime imperiale, ormai settantatreenne, arrivò a Firenze in rappresentanza del Governo di Difesa Nazionale formatosi subito dopo la disfatta di Sedan. Lo scopo della missione era ottenere il sostegno del governo italiano in vista di un armistizio onorevole con la Prussia. Com’era prevedibile, risolta ormai la questione romana, l’ex alleato aveva ribadito la propria neutralità, ma Thiers, che non era mai riuscito a entrare in contatto con Bismarck, sperava nell’aiuto della contessa. Era un tentativo in extremis di riprendere le trattative compromesse dal colloquio disastroso tra il Cancelliere di Ferro e il ministro degli Esteri Jules Favre, in occasione del quale Bismarck aveva posto tra le condizioni di pace la cessione dell’Alsazia e della Lorena.4 Al corrente dei dispacci che Nigra inviava da Tours – dove si era trasferito il corpo diplomatico5 al seguito della delegazione del governo presieduta da Adolphe Crémieux –, Virginia era stata prontamente aggiornata da un «costernato» Visconti Venosta: «I due si sono scontrati sui termini, sulle forme, l’uno di vincitore, l’altro di vinto, e a queste immense difficoltà hanno aggiunto la peggiore, quella di non riuscire a intendersi. Si sono lasciati malissimo, uno portando a Parigi il terrore e il consiglio di mettere ogni cosa a ferro e fuoco, l’altro impartendo l’ordine formale di bombardare a oltranza e invadere da ogni lato senza rispettare niente di ciò che, nel bene o nel male, troveranno sulla loro strada!».6 L’impreparazione diplomatica di Favre avrebbe suggerito ad Albert Sorel, presente all’incontro, l’idea di una scuola di studi internazionali per evitare alla Francia repubblicana il ripetersi di simili disastri. Così nel febbraio del 1872 fu inaugurata, sotto l’egida di Hippolyte Taine, Ernest Renan e François Guizot, l’École libre de sciences politiques.

Virginia, invece, non aveva bisogno di lezioni di strategia diplomatica. Poteva contare, come sempre, su parecchie fonti di



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